Chi siamo.
Quando noi nasciamo, alla nostra nascita ci viene dato un nome e un cognome, datoci dai nostri genitori un certificato, della nostra venuta al mondo, un primo passo verso quel mondo sconosciuto.
Come attori su un palcoscenico, quello della vita dove noi saremo a volte attori a volte spettatori e dove le due forme si equivalgono, una storia una vita.
Ancora presto per capire cosa siamo, con il passare del tempo ci dirà chi siamo dove il tempo è protagonista, il nostro corpo, il nostro essere la nostra mente, non è ancora in grado di percepire, la forma per cui noi viviamo in uno stato di non essere, di bolla oserei dire, potremmo essere un animale o magari una pianta.
Percepiamo suoni e odori, piacevoli o sgradevoli, parole del cui significato ignoriamo l’esistenza, lo stimolo che noi percepiamo datoci dai suoni o dal tono della voce, è una fonte dell’istinto dove noi piangiamo, o ridiamo, dal tono che emette il suono, l’istinto provoca in noi un’emozione in quel momento, che ogni creatura possiede, pianta o animale.
Il nostro primo vagito appare come parole, inconsapevoli privi di sostanza, come un bicchiere vuoto che aspetta di essere riempito non ha importanza la sostanza ma come viene riempito quel vagito.
E’ come quello di un animale, i nostri primi passi, sono uguali; camminiamo a quattro zampe o come diciamo a gattoni proprio come animali, non siamo diversi, ci sentiamo diversi.
E se noi fossimo nati in un’epoca, dove tutto ebbe inizio, noi saremmo un branco, dove non esisterebbe un certificato, della nostra venuta al mondo della nostra identità, ma solamente l’identità dell’Uomo.
E se fossimo nati in un epoca dove la bellezza era solo dell’Uomo; e dove l’appartenenza al sesso contava più del Uomo o della donna come persona, dove la Donna alla sua nascita veniva abbandonata o venduta noi siamo un retaggio di molte epoche passate, di prove, di fallimenti, ma non solo di questo, anche di epoche e di cambiamenti.
Di grandi pensatori e di grandi geni come: Socrate, Platone, Freud, Jung, Einstein lo scopo fosse già stato raggiunto, per cui L’Uomo va avanti ingannandosi dello scopo raggiunto, avendo acquisito il suo stare al mondo; ma il suo è un affermarsi sul lavoro sulla carriera sul successo, sulla produttività, come fosse un buon prodotto di qualità, come la quantità determinasse la qualità.
L’Uomo è diventato un sotto prodotto della qualità che determina la quantità, siamo: ”più persi si può dire” delle epoche precedenti, dove c’era la ricerca e lo scopo, di scoprire, noi stessi.
Oggi lo scopo, tra virgolette, sembra raggiunto: l’Uomo apparentemente si sente appagato, è una semplice illusione, finge a sé stesso mettendo da parte la sua natura, anestetizzato da quello che oggi noi chiamiamo società moderna.
M T.