Una Donna, un Uomo, e la sua fragilità.
Una Donna, un Uomo, e la sua fragilità.
Una Donna, un Uomo, e la sua fragilità.
Riflessione: l’Uomo e la sua fragile esistenza, l’Uomo dal corpo giovane e vigoroso e possente, si sente invincibile, quasi “immortale,” dando per scontato la sua ”mortalità”.
Il corpo invecchia, la pelle diventa fragile, raggrinzita, le rughe si accentuano, le forze diminuiscono, ma è solo l’involucro, un guscio, ma dentro rimane l’uomo, la persona, la dignità, il suo essere, il suo spirito, la sua anima.
Anche una pianta invecchia, la sua corteccia indebolisce, le foglie si diradano, i rami si seccano, ma nel suo interno, rimane un albero, il suo spirito, la sua anima, si perché anch’essi hanno un’anima, che una volta da giovane dava frutti bellissimi.
Nessuno con un corpo giovane, forte e vigoroso, si pone la domanda che l’uomo rimane un uomo anche dopo questa metamorfosi, quando il corpo con il passare del tempo e delle stagioni e degli anni, invecchia, dimenticando la sua fragilità di essere umano, di essere parte della natura anch’essa, con la sua fragilità.
La Donna, l’Uomo, “prigionieri“ di quel corpo, che da anni lo ha sostenuto, e non solo lo ha portato a conoscere, ed esplorare cose che questo mondo ci offre, le meraviglie, che la natura ci mette davanti ai nostri occhi, ma il nostro sguardo sembra quasi offuscato, come i nostri occhi vedessero solo una parte e non tutto l’insieme, probabilmente dovuto al nostro pensare a noi stessi, al nostro egoismo, dove l’uomo si vede solo come un essere “superiore”, e unico, e non come l’insieme di un'unica unicità.
La nostra fragilità, appartiene a tutti, è il nostro essere mortali, perché dunque non ammettiamo che questa Donna, Uomo ha bisogno dell’altro, qualsiasi altro, come persona che può essere il vicino di casa o magari qualcuno che si incontra per caso, anche lui con la stessa nostra mortalità appunto. Perché l’altro siamo noi uguale a noi, una copia di noi stessi, sì certo incompleti come noi; si certo non siamo perfetti, la nostra natura stessa, la nostra stessa mortalità, il nostro divenire, la nostra fragilità, ma anche la nostra stessa natura, anche lei è sottoposta a questo cambiamento.
L’altro a volte diventa la parte nascosta di noi stessi, magari quella parte scomoda o magari quella che noi vorremo essere, ma non abbiamo coraggio di mostrarla, per cui proiettiamo giudizi, o ignoriamo l’altro, che è la copia, che ci rimanda a noi stessi, per cui ogni Donna o Uomo che noi incontriamo, diventa uno specchio su cui si riflette la propria immagine interiore, ognuno la sua maschera, e la sua fragilità, che sia Donna, Uomo.
Per cui questo Donna, Uomo, non è altro che essenza, materia di vita.
MT